Napoli, 31 agosto 2012 – Complesso di importanza storico-architettonico-culturale o vergogna nazionale? Eccola che torna la vecchia dicotomia sulle Vele di Scampìa. Mostro o esempio di architettura moderna che sia, i riflettori tornano a puntare su questi agglomerati di abitazioni, progettati da Franz Di Salvo, ora che tutt’attorno si è tornati a sparare. E ad uccidere. Verrebbe da chiedersi dov’erano finite le chiacchiere negli ultimi sette anni, tanto è trascorso dalla fine della prima fase della faida alla riesplosione di questa seconda guerra. Tant’è, oggi si spara e c’è chi vuole che le Vele vadano giù, a voler porre un freno al traffico di droga da queste parti, ma anche per cancellare definitivamente questa vergognosa cartolina. Così la pensano dal Comune di Napoli, che, come fatto qualche lustro fa da Bassolino con quella Vela che proprio non ne voleva sapere di andare giù, hanno rilanciato l’idea di radere tutto al suolo. Chiacchiere, almeno per ora. Parole comunque stroncate sul nascere. Come già accaduto anni fa con la giunta Iervolino, ancora una volta il veto ce lo mette la Soprintendenza di Napoli e il suo capo, Stefano Gizzi, che ribadisce: “Le Vele sono un patrimonio da tutelare e valorizzare”. Sul fronte opposto, al grido, via Facebook, di “Scampia non è stata e non sarà dimenticata” il sindaco De Magistris prepara il suo crono programma che potrebbe portare, presto o tardi, le ruspe in questa fetta di periferia. Tanto per rendere un po’ più difficile la vita ai clan di zona. E senza badare a spese. “Non ci lasciamo scoraggiare – sbotta il sindaco – dalla difficile situazione finanziaria in cui versa il Comune”. Il sovrintendente Gizzi, su questo punto, è poco più che laconico. “Se ci fossero criminali nel Colosseo non penseremmo certo di demolirlo”, è la risposta del responsabile dei Beni architettonici e culturali di Napoli.
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